In psicologia il costruttivismo è un approccio derivante da una concezione della conoscenza come costruzione dell’esperienza personale, anziché come rispecchiamento o rappresentazione di una realtà indipendente. Da questa concezione derivano implicazioni di notevole interesse, alcune delle quali:
- non è possibile avere una conoscenza oggettiva della realtà;
- la realtà, in quanto oggetto della nostra conoscenza, nonostante ci ponga dei vincoli è incessantemente “creata” dal nostro continuo “fare esperienza” di essa;
- ogni persona ha il suo modo unico di costruire (cioè di dare senso a) l’esperienza. Come costruiamo il mondo e diamo senso agli eventi influenza il modo in cui ci rapportiamo agli altri e facciamo progetti;
- non ci sono modi in assoluto giusti o sbagliati, o modi in assoluto migliori di altri.
Di conseguenza in una psicoterapia costruttivista il terapeuta non è l’esperto che corregge i pensieri irrazionali o le emozioni disfunzionali perché ha una conoscenza della realtà “migliore” rispetto alla persona che aiuta, orientandola quindi verso la strada “giusta”. Al contrario, nell’ottica costruttivista ogni persona è l’esperta di se stessa, perché conosce meglio di chiunque altro il proprio modo di vedere la realtà.
Il disturbo psicologico è inteso come un arresto, un blocco in quel “movimento incessante” che è il fare esperienza del mondo. In altri termini, il modo con cui abbiamo dato senso alla nostra vita per qualche motivo non funziona più. Qualsiasi alternativa sembra ai nostri occhi impraticabile. Più il blocco è esteso più comporta una condizione di sofferenza e una sensazione di perdita di significato.
Il terapeuta si configura allora come l’esperto delle dinamiche psicologiche e della psicoterapia, il cui obiettivo è quello di favorire la ripresa del movimento, aiutando la persona a identificare gli ostacoli e a costruire alternative percorribili e diverse dal proprio malessere.